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Voto: 6.5/10 Titolo originale: Frank Herbert's Dune , uscita: 03-12-2000. Stagioni: 2.

Dossier: Dune – Il destino dell’universo, la fedeltà ad Herbert passa dal formato televisivo

15/07/2024 recensione serie tv di Marco Tedesco

Nel 2000 William Hurt e Giancarlo Giannini erano tra i protagonisti di un adattamento attento e per lo più riuscito, ma oggi un po' dimenticato

Alec Newman e Saskia Reeves in Dune - Il destino dell'universo (2000)

La miniserie TV del 2000 Dune – Il destino dell’universo (Frank Herbert’s Dune), diretta da John Harrison, rappresenta un punto di riferimento per gli adattamenti dell’omonimo seminale romanzo di Frank Herbert del 1965. Suddivisa in 3 parti e trasmessa originariamente negli USA su Sci-Fi Channel, arriva complessivamente a quasi cinque ore di durata, offrendo una versione dettagliata e piuttosto fedele della complessa narrativa e delle tematiche del materiale di partenza.

Come accennato, uno dei principali meriti di Dune – Il destino dell’universo è la sua aderenza alle pagine immaginate da Frank Herbert. Il formato esteso le consente una rappresentazione più precisa – e necessaria – delle intricate tematiche politiche, religiose ed ecologiche centrali nella storia. A differenza dell’adattamento cinematografico di David Lynch del 1984, che aveva suo malgrado compresso la narrazione in appena due ore, questa miniserie poteva finalmente esplorare le ricche trame intessute nell’arazzo di Arrakis e dei suoi abitanti in maggiore profondità.

La narrazione si concentra su Paul Atreides, interpretato dall’allora quasi sconosciuto Alec Newman, che offre una performance avvincente, con l’attore a catturare l’evoluzione del giovane da nobile incerto a leader profetico, Muad’Dib. La sua interpretazione è sfumata, riflettendo così il conflitto interno e l’accettazione finale del suo destino.

Dune - Il destino dell'universo (2000) serie posterWilliam Hurt, nel ruolo del Duca Leto, garantisce una solenne gravitas al ruolo, incarnando il raffinato ma condannato leader della Casa Atreides. La sua prova, sebbene sobria, fornisce un forte punto di ancoraggio alla storia.

Anche il cast di supporto offre prove solide. Saskia Reeves, nel ruolo di Lady Jessica, madre di Paul, offre una potente rappresentazione di una donna divisa tra la sua lealtà alla sorellanza Bene Gesserit e il suo amore per la famiglia. L’interpretazione di Ian McNeice nel ruolo del Barone Vladimir Harkonnen è adeguatamente minacciosa, aggiungendo un tocco grottesco a questo personaggio malvagio. Julie Cox come Principessa Irulan e Matt Keeslar come Feyd-Rautha contribuiscono poi ad arricchire il cast di comprimari, ognuno aggiungendo un po’ di profondità e complessità alla narrazione.

Visivamente, Dune – Il destino dell’universo raggiunse un risultato significativo per il suo tempo. Il direttore della fotografia Vittorio Storaro (Apocalypse Now) portva infatti uno stile distintivo alla miniserie, coi paesaggi desertici di Arrakis resi con un senso di vastità e desolazione a catturare l’ambiente ostile del pianeta della bramatissima Spezia. L’uso del colore e delle luci è particolarmente efficace nel distinguere i diversi mondi e culture all’interno dell’universo di Dune.

Il design di produzione architettato da Miljen Kljakovic è un altro punto di forza di Dune – Il destino dell’universo. I set e i costumi riflettono le diverse e variopinte culture dell’universo, dai design austeri e utilitaristici dei Fremen agli opulenti e decadenti Harkonnen. Queste scelte migliorano il world building, rendendo l’ambientazione sentita come vissuta e autentica. L’attenzione ai dettagli aiuta così a immergere il pubblico nel mondo di Dune, rendendolo un’esperienza visivamente appagante.

La colonna sonora di Ennio Morricone è un altro elemento essenziale. La musica sottolinea l’epicità della storia, catturando anche i suoi momenti più intimi ed emotivi. La composizione del maestro italiano mescola elementi orchestrali con strumenti tradizionali, riflettendo la fusione di temi futuristici e antichi presenti nella narrazione.

Nonostante i suoi numerosi punti di forza, Dune – Il destino dell’universo non è priva di difetti. Una delle critiche principali mossegli riguarda il suo ritmo irregolare. Sebbene il formato esteso permetta infatti una maggiore attenzione ai dettagli, alcune parti della storia appaiono. Alcune scene, in particolare quelle che coinvolgono lunghi dialoghi espositivi, possono quindi risultare lente, influenzando la cadenza generale.

Dune - Il destino dell'universo (2000) arrakisInoltre, sebbene gli effetti speciali fossero ambiziosi per una produzione televisiva del 2000, non sono invecchiati benissimo. La CGI, in particolare nella rappresentazione dei vermi delle sabbie e di altre sequenze su larga scala, appare datata e può distrarre dall’esperienza immersiva. Gli effetti pratici e i set funzionano meglio, ma la dipendenza dagli effetti digitali dei primi anni 2000 è una limitazione evidente.

Un altro appunto lo si può fare in merito ad alcune interpretazioni. Sebbene Alec Newman e William Hurt offrano performance centrali solide, altri membri del cast (tra cui figura anche Giancarlo Giannini) a volte scivolano nel melodramma, contribuendo a disorientare. L’interpretazione di Ian McNeice come Barone Harkonnen, sebbene memorabile, talvolta sconfina in una teatralità eccessiva che può minare la minacciosità del personaggio. Allo stesso modo, alcuni personaggi di supporto mancano di profondità, servendo più come dispositivi narrativi che come individui completamente compiuti.

La miniserie lotta anche con la rappresentazione delle note e complesse tematiche politiche e religiose del romanzo di Frank Herbert. Sebbene si faccia un lavoro encomiabile nell’includere questi elementi, la loro resa sullo schermo può risultare pesante. Gli spiegoni sono spesso utilizzati per trasmettere informazioni critiche, che possono sembrare forzate e interrompere il flusso narrativo. Questo è particolarmente evidente nel trattamento dei piani intricati delle Bene Gesserit e delle credenze culturali e religiose dei Fremen, che avrebbe invece potuto beneficiare di un approccio più sfumato.

Dune - Il destino dell'universo (2000) miniserieAd ogni modo, Dune – Il destino dell’universo rimane uno sforzo più che apprezzabile nell’adattare uno dei lavori più impegnativi della fantascienza letteraria. Dimostra come la televisione, con il suo formato seriale, può catturare efficacemente la profondità e la complessità di certe narrazioni epiche che i lungometraggi possono al contrario trovare assai difficile maneggiare. Anche per questo nel 2000 riscosse un’accoglienza positiva sia dai fan del romanzo che dai critici, guadagnando tre Premi Primetime Emmy per la fotografia, gli effetti visivi e quelli speciali.

Il successo di Dune – Il destino dell’universo aprì la strada alla miniserie sequel del 2003 I figli di Dune, che avrebbe continuato la storia di Paul Atreides e dei suoi discendenti. Questi adattamenti hanno contribuito inoltre a rinnovare l’interesse per le opere di Frank Herbert, sfociato più recentemente alla versione cinematografica in due (o tre …) parti diretta dal canadese Denis Villeneuve.

In conclusione, Dune – Il destino dell’universo è una piccola pietra miliare poco valorizzata nella storia della televisione di fantascienza, che merita di essere ripescata per la sua fedeltà al materiale originale, le interpretazioni e il design di produzione ambizioso, coi meriti che superano di gran lunga le carenze, aiutandola a ergersi come testimonianza dell’attrattiva duratura del romanzo di Frank Herbert e del potenziale della TV come medium per raccontare storie epiche.

Di seguito trovate il trailer internazionale di Dune – Il destino dell’universo: