Home » Cinema » Horror & Thriller » The Wailing (El Llanto): la recensione del film di fantasmi di Pedro Martín Calero

Voto: 5/10 Titolo originale: El llanto , uscita: 25-10-2024. Regista: Pedro Martín Calero.

The Wailing (El Llanto): la recensione del film di fantasmi di Pedro Martín Calero

24/02/2025 recensione film di William Maga

Ester Expósito è la brava protagonista di un'opera prima troppo ambiziosa e indecisa

The Wailing (El Llanto) film ester

Nel 2025, si potrebbe ormai pensare che il cinema horror abbia già mostrato tutto, che non ci sia più nulla di nuovo da raccontare: abbiamo visto fantasmi giapponesi, inquadrature impossibili che conducono alla follia, assassini di ogni tipo, zombi, vampiri, millennial che tentano di salvarsi la pelle, mostri classici della Universal rivisitati.

Eppure, festival come quello di Sitges dimostrano che l’inventiva umana può ancora superare la prevedibilità e che i cliché, così come le storie più abusate, esistono per essere distrutti.

Non sempre, però, è così, e The Wailing (El Llanto) ne è la prova. Si muove tra la novità e la prevedibilità del genere, risultando un’opera anomala: vorrebbe essere originale, sovvertire le convenzioni e mostrare un lato unico dell’horror ispanico, ma si incaglia in una sceneggiatura già vista, sbagliando completamente approccio nel tentativo di riavviarsi due volte, trasformandosi in una sorta di antologia che non vuole essere episodica, ma che tenta di risolvere un grande mistero che allo spettatore non interessa mai veramente.

La sua maggiore debolezza è l’indeterminatezza: vuole essere tre film contemporaneamente, ma nessuno ha abbastanza spazio per svilupparsi, e tutti finiscono per collassare sotto il peso di un ritmo forzato.

The Wailing (El Llanto) film posterNon conosciamo i personaggi, non capiamo le loro azioni, non ci importa del loro destino, e la sua metafora (perché ogni horror è una metafora di qualcosa). Quest’ultima in The Wailing (El Llanto) è sottile quanto un martello pneumatico.

La sua iniziale originalità e il tocco di stravaganza che caratterizza il primo segmento, una notevole riflessione sulla paura ai tempi degli smartphone e dei pixel onnipresenti, si spegne prima ancora di reinventarsi, e alla fine ci si sente persi, come se qualcuno ci avesse fatto scendere da una montagna russa a metà percorso.

Non è colpa di Pedro Martín-Calero, che al suo debutto alla regia dimostra una visione estetica potente, con un immaginario visivo carico di un Male che si insinua tra gli schermi, ma che sa anche avvolgere lo spettatore quando necessario.

Il film offre persino la miglior rappresentazione visiva di una conversazione WhatsApp mai vista sul grande schermo. Non sorprende quindi che, pur essendo un prodotto di genere, abbia vinto il premio per la miglior regia al Zinemaldia, ex aequo con Laura Carreira per On Falling.

Martín-Calero dimostra un pieno controllo del terrore come metafora e sa come utilizzare inquadrature studiate per amplificare il senso di disagio, cercando di elevare una storia che, però, non è mai all’altezza delle proprie ambizioni.

Le storie interconnesse di The Wailing (El Llanto) sembrano infatti tenute insieme con lo scotch: il mistero e la metafora che dovrebbero legarle non hanno né sostanza né profondità, rimanendo semplici spunti narrativi senza impatto e scivolando nel cliché più noioso.

Vuole essere un horror che fa riflettere, un’opera di “genere raffinato” che si distingue dal semplice saja-raja e racconta più di quanto sembri, ma per essere “horror elevato” serve molto più di una dichiarazione d’intenti, e The Wailing (El Llanto) non vuole aspettare di guadagnarsi questa definizione, se la autoattribuisce fin dalla sua concezione.

Funziona? Sì, ma più come sequenza di scene che come film nel suo insieme: la fuga ripresa con una videocamera per VHS, in dialogo con la tecnologia moderna, i primi passi nella casa abbandonata, i pianti subliminali in sottofondo, l’uso del voyeurismo come espressione artistica sono tutti elementi visivamente e tematicamente interessanti, ma senza una direzione chiara, il film si perde, cercando di essere troppe cose contemporaneamente, finendo per commettere l’errore più grave: credersi molto più imponente di quanto sia realmente.

The Wailing (El Llanto) film malenaLa sua fragilità emerge in particolare nella seconda parte, in cui The Wailing (El Llanto) passa da horror di genere a un tentativo di cinema d’autore per interminabili minuti racconta una storia d’ossessione costruita attraverso l’obiettivo di una telecamera, il rapporto tra due donne che, come poli opposti di una calamita, non possono resistere alla reciproca attrazione e solo a fatica il film si ricorda di essere un horror, quasi costretto e imbarazzato dalla sua stessa natura.

Quando The Wailing (El Llanto) abbraccia il genere in modo sfacciato, funziona alla grande, ma quando cerca di rinnegare sé stesso, si sgretola. Non è “horror elevato”: è un esperimento artistico che fallisce nel suo intento.

Quando un’opera non funziona, è facile immaginare come avrebbe potuto essere migliore: gli ingredienti giusti c’erano, una storia horror solida (almeno all’inizio), una Ester Expósito notevole, un regista con voglia di dimostrare il proprio talento, una forte impronta estetica, un team che crede nel progetto, eppure tutto è stato sacrificato per una sceneggiatura che non sa cosa vuole essere, che trasforma in antologia una storia che non lo necessitava affatto.

Alla fine l’unico vero pianto è quello degli spettatori all’uscita dalla sala, perché è frustrante vedere un film con così tanto potenziale perdersi in un labirinto di idee senza mai trovare una direzione chiara, con momenti di autentica genialità visiva soffocati da una narrazione che sembra continuamente voltare le spalle a sé stessa, incapace di scegliere tra il puro terrore e la pretesa di elevarsi a qualcosa di più sofisticato, ma senza la profondità necessaria per riuscirci davvero.

Il trailer internazionale di The Wailing (El Llanto):