Michael Biehn è al centro di un prodottino misero, adatto solo ai curiosi che non hanno altro da vedere
Un canguro assassino che si aggira nell’Outback australiano potrebbe a prima vista sembrare un classico film ozploitation, ma Rippy (o The Red), adattamento del cortometraggio Waterborne del 2014 di Ryan Coonan, nasconde in realtà un piccolo dramma familiare in salsa Disney.
Girato nelle terre selvagge di Brisbane con una troupe ridotta all’osso e un cast minimo, il film si è fatto notare a livello internazionale l’anno scorso grazie alla presenza di Tess Haubrich (Alien: Covenant) e della leggenda della sci-fi Michael Biehn (Aliens) – qui in una versione mai vista prima.
La Haubrich interpreta Maddie, una giovane sceriffo tormentata dalla morte del padre, un eroe di guerra, di cui si sente responsabile. Nonostante il peso del passato, è comunque abbastanza determinata da tenere in pugno la sua cittadina, come dimostra una scena iniziale in cui deve sedare una rissa in un pub locale.
La creatura viene avvistata anche da Schmitty (Biehn), un ex commilitone del padre di Maddie, considerato da tutti un cacciatore squilibrato e delirante. Lo vediamo vagare nella zona con un accappatoio rosso sdrucito, accompagnato dal fedele cane Ralphie. Ma quando Schmitty raggiunge il paese, è completamente sconvolto: “Ho sparato alla bestia, ma non è morta. È un mostro con le sembianze di un gigantesco canguro!”
Se qualcuno pensa che Rippy si prenda troppo sul serio, forse si è perso dialoghi come questo. Negli ultimi anni, Michael Biehn ha fatto della partecipazione ai B-movie a basso budget uno scopo di vita, e anche questo titolo non fa purtroppo eccezione.
Non regge il confronto con opere più rifinite come Cocainorso, e i suoi effetti speciali sono a dir poco imbarazzanti, ma proprio per questo vanta un fascino tutto suo.
Il canguro killer sembra cucito insieme dai resti di un vecchio tappeto logoro, con una pelliccia rigida e movimenti goffi e rimbalzanti che lo rendono più buffo che spaventoso. E quando si lancia verso la mdp per attaccare, il risultato è più adorabile che terrificante – una scelta che potrebbe far innamorare gli appassionati del trash horror.
Oltre agli elementi più truci, Rippy esplora però anche le dinamiche della comunità locale e, soprattutto, si concentra sul rapporto tra Maddie e il suo passato. La protagonista è costretta infatti a confrontarsi inevitabilmente coi propri demoni, mentre Schmitty e sua madre provano a ricucire vecchie ferite.
Il cast svolge un lavoro dignitoso, anche se non sarebbe necessario, visto il tono generale volutamente sopra le righe. Il vero problema? Le scene notturne, talmente mal illuminate da rendere impossibile seguire alcune sequenze.
Sul versante dei monster movie low-budget, Rippy è quindi tutto fuorché perfetto, ma ha abbastanza energia e personalità da renderlo una visione divertente per qualche masochiesta.
Di seguito trovate il trailer internazionale di Rippy: