Dal monopolio incontrastato al lento accantonamento
Il VHS è stato introdotto negli anni ‘70, ma ha conosciuto il suo vero boom negli anni ‘80 grazie alla decisione della JVC di condividere la propria tecnologia con più produttori. Sony, che possedeva la tecnologia concorrente Betamax, non ha invece concesso licenze con la stessa apertura, permettendo al VHS di diffondersi molto più rapidamente.
Un altro fattore determinante è stato il prezzo: il VHS era più economico per i consumatori, mentre il Betamax, nonostante fosse spesso considerato tecnicamente superiore, ha finito per fallire.
L’arrivo del VHS ha rivoluzionato l’industria cinematografica e televisiva, creando un mercato fiorente per un pubblico affamato di film. I grandi classici sono diventati accessibili per la prima volta su larga scala, è nato il fenomeno dei film direct-to-video e il pubblico ha potuto registrare i propri show preferiti direttamente dalla TV.
Il concetto di “appuntamento fisso” per guardare una serie è diventato obsoleto. Chiunque sia cresciuto con il VHS potrà raccontare storie epiche sulle collezioni di videocassette, la scoperta di classici (o film trash), il divertimento di registrare eventi televisivi e l’inedito accesso ai film per adulti. Ancora oggi, alcuni film sono disponibili solo in VHS.
L’acronimo DVD sta per Digital Versatile Disc o Digital Video Disc. Toshiba, Sony e Philips inizialmente usavano il secondo termine, ma quando produttori di computer e console da gioco iniziarono a impiegare i DVD per funzioni non legate al video, il nome “Digital Versatile Disc” divenne lo standard universale.
Poiché i DVD potevano essere spediti per posta, il noleggio di film per corrispondenza divenne popolare e Netflix nacque proprio come servizio di noleggio DVD online. Il formato divenne così onnipresente che “DVD” divenne sinonimo di “film”. Rispetto alle VHS, presentava pochissimi svantaggi.
Uno dei pochi difetti era la fragilità del disco: come i CD, i DVD si graffiavano facilmente e una copia noleggiata poteva spesso risultare illeggibile a causa di danni sulla superficie. Le console PlayStation 2 di Sony – che supportavano i DVD – erano tristemente famose per lasciare graffi circolari irreparabili sui dischi, rendendoli inutilizzabili.
Un altro piccolo inconveniente era la gestione della riproduzione: con una VHS, bastava togliere il nastro dal videoregistratore e reinserirlo per riprendere la visione dal punto esatto in cui si era interrotta. I DVD, invece, spesso ripartivano dall’inizio, a meno che il lettore non avesse una funzione di ripresa automatica della riproduzione.
L’idea di memorizzare video su un disco grande quanto un CD nacque già alla fine degli anni ‘80. Chi era appassionato di tecnologia nei primi anni ‘90 potrebbe ricordare i VCD (Video Compact Disc), uno dei primi tentativi di codificare video digitali su supporto ottico.
I DVD, come li conosciamo oggi, sono in realtà il risultato della fusione di due formati concorrenti sviluppati parallelamente. Philips e Sony stavano lavorando ai MMCD (Multimedia CD), mentre Toshiba, JVC e altre aziende sostenevano il formato SD (Super-Density Disc).
L’arrivo del DVD ha scosso l’industria dell’intrattenimento. La qualità video era nettamente superiore alle VHS, e le custodie sottili rendevano il formato perfetto per le collezioni. I film classici venivano rimasterizzati e ripubblicati con una qualità mai vista prima. Etichette specializzate, come la Criterion Collection, iniziarono a distribuire edizioni premium per cinefili, mentre i cofanetti di serie TV divennero un must-have per i collezionisti.
Ma la vera rivoluzione avvenne nel mondo delle serie TV. Se una stagione di 24 episodi registrata in alta qualità su VHS richiedeva almeno 12 videocassette, con i DVD lo stesso contenuto poteva stare in un cofanetto spesso appena 4 cm. Questo semplificò la conservazione, incentivò il collezionismo e soprattutto permise agli spettatori di fare binge-watching. Serie come 24 devono il loro successo alla diffusione del DVD, che ha cambiato il modo in cui il pubblico fruiva le serie TV. Gli sceneggiatori hanno iniziato a scrivere stagioni intere con archi narrativi complessi, sostituendo i vecchi modelli episodici pensati per la messa in onda settimanale.
Naturalmente, anche il DVD è stato rimpiazzato da tecnologie più avanzate. A metà degli anni 2000, si è combattuta una breve guerra tra Blu-ray e HD DVD, con i Blu-ray che hanno vinto facilmente. Il formato offriva una risoluzione migliore per i nuovi TV digitali ad alta definizione e i DVD hanno iniziato a sembrare obsoleti.
Con l’arrivo dello streaming nei primi anni 2010, l’acquisto e la conservazione di dischi fisici è diventata meno comune. Servizi come Netflix, Prime Video e Disney+ hanno reso immediata e accessibile la visione di migliaia di film, senza bisogno di supporti fisici.
Ma per circa un decennio, il DVD ha dominato il mondo dell’intrattenimento e ha lasciato un’impronta indelebile nella storia del cinema e della televisione.