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Titolo originale: Atlantis: The Lost Empire , uscita: 02-06-2001. Budget: $120,000,000. Regista: Kirk Wise.

Riflessione: Atlantis – L’impero perduto e l’ombra lunga di Il mistero della pietra azzurra

04/05/2025 recensione film di Gioia Majuna

Autopsia di un plagio clamoroso

atlantis e pietra azzurra plagio

Il confronto tra Nadia: Il mistero della pietra azzurra e Atlantis: L’impero perduto è diventato nel tempo un caso esemplare per chi studia le ambiguità tra influenza creativa e appropriazione nel mondo dell’animazione.

Le due opere condividono una base comune, ispirata a 20.000 leghe sotto i mari di Jules Verne, ma ciò che ha attirato l’attenzione degli spettatori e degli studiosi è la ripetizione di elementi narrativi, simbolici e visivi troppo specifici per essere liquidati come semplici coincidenze. In entrambe le narrazioni, ad esempio, il protagonista maschile è un giovane brillante e impacciato, con occhiali rotondi che ne sottolineano il ruolo di intellettuale.

atlantis vs. pietra azzurra plagio (4)Questo codice visivo non è nuovo, certo, e si è visto in personaggi come Mr. Peabody, Tombo o Doc, ma il suo uso specifico nel contesto di un’avventura sottomarina, legata a un mistero tecnologico e a una civiltà perduta, rende la somiglianza con la controparte della serie giapponese più marcata.

Le due protagoniste femminili poi, una giovane dai tratti esotici e dalla pelle scura, sono entrambe legate a una civiltà ancestrale, portano al collo una gemma azzurra e rappresentano il ponte tra il passato perduto e il futuro da salvare.

La gemma non è solo un oggetto ornamentale: è connessa a una fonte di energia mistica che, in entrambi i casi, si manifesta con luce blu, in opposizione all’energia rossa, associata al male. Questo codice cromatico è un dispositivo semiotico consolidato, ma il fatto che venga applicato in modo identico a un contesto e a una relazione simbolica simile non può essere ignorato.

Le trame si aprono su una nave americana, transitano attraverso l’attacco di una creatura marina e conducono i protagonisti a bordo di un sottomarino comandato da una figura carismatica. Il nome cambia – Nemo in un caso, Roarke nell’altro – ma il ruolo resta intatto: un comandante segnato dal passato, in conflitto con il potere e alla guida di una missione segreta.

Le somiglianze non si fermano alla struttura narrativa: il sottomarino si muove attraverso tunnel subacquei, raggiunge basi nascoste dotate di impianti industriali, e infine si autodistrugge o viene distrutto, mentre i personaggi principali riescono a salvarsi grazie a capsule o mini-sottomarini di emergenza.

In entrambe le opere, la città di Atlantide è protetta da una barriera o nascosta in una caverna sommersa, ed è alimentata da una fonte di energia che ha forma geometrica cristallina e proprietà luminose. Il dispositivo visivo della “città perduta ma ancora viva” è reso attraverso una tecnologia mistica che si presenta sotto forma di grandi strutture fluttuanti, pietre sospese e luce bianca pulsante.

Anche i membri dell’equipaggio presentano somiglianze inquietanti: una donna bionda dal carattere forte e distaccato, un medico nero calvo, e una varietà di personaggi etnicamente e stilisticamente differenziati che creano un microcosmo internazionale a bordo. La costruzione dell’equipaggio come “famiglia funzionale” in viaggio in un mondo sconosciuto è identica nelle due narrazioni.

atlantis vs. pietra azzurra plagioLa morte o il sacrificio di un membro dell’equipaggio viene ritualizzata attraverso un funerale simbolico o un momento di commiato in un luogo nascosto, spesso tra le rovine sottomarine.

La somiglianza si estende anche agli antagonisti: in un caso Gargoyle, nell’altro Roarke, entrambi motivati da desideri di conquista o sfruttamento delle risorse mistiche della civiltà sommersa.

In termini visivi, il momento in cui il potere della gemma viene attivato o trasferito è reso con una luminosità diffusa, azzurra, con cerchi concentrici o effetti di levitazione, che si riscontra in entrambe le produzioni. Alcuni hanno sostenuto che questi siano “stock motifs” tipici della narrativa fantasy e fantascientifica, ma la loro ripetizione sistematica in contesto, ritmo e disposizione visiva non può essere considerata neutra.

C’è poi l’elemento del sottomarino futuristico, che nella serie giapponese si chiama Nautilus, mentre nel film Disney prende il nome di Ulysses, ma entrambi presentano design affini, strutture modulari, luci a neon blu e tecnologie retro-futuriste. Anche il mostro marino cambia forma, ma svolge la stessa funzione narrativa: è l’incidente scatenante che distrugge la nave iniziale e introduce il mondo nascosto.

Alcuni studiosi hanno suggerito che entrambe le produzioni si rifanno a stereotipi mitologici comuni, come il “viaggio negli abissi”, il “guardiano del portale” o la “principessa sacra”, ma è improbabile che così tante convergenze siano frutto di un’esplorazione indipendente degli stessi archetipi.

atlantis vs. pietra azzurraÈ più plausibile pensare che una delle due opere abbia osservato, assorbito e trasformato l’altra. Questo sospetto è acuito dal fatto che i creatori del film americano hanno dichiarato in interviste di non aver mai sentito parlare della serie giapponese, salvo poi rivelare la loro passione per l’anime giapponese e per gli autori nipponici.

Il fatto che molti elementi della serie siano stati realizzati più di dieci anni prima del film americano rende questa negazione poco convincente.

Alcuni membri dello studio giapponese hanno raccontato che, all’uscita del film americano, la televisione nazionale chiese loro un commento, e che la loro risposta fu ironica:

Se avessimo avuto i diritti, li avremmo portati in tribunale. Ma in realtà saremmo stati troppo terrorizzati da quello che la Disney avrebbe fatto alla NHK.”

Questa dichiarazione racchiude tutto lo squilibrio di potere tra le due industrie. Non si tratta solo di copyright, ma di etica narrativa.

Dopo il caso noto di Kimba e Il Re Leone, l’affidabilità della Disney nella gestione delle fonti d’ispirazione orientali è stata messa in discussione. La strategia sembra essere quella di assorbire idee esterne, reinterpretarle con un’estetica occidentale e rivendicarle come originali.

In questo senso, la somiglianza tra Nadia e Atlantis va letta non solo come sospetta, ma come parte di una dinamica più ampia di appropriazione simbolica e commerciale.

La questione non è legale – sarebbe quasi impossibile dimostrare un plagio vero e proprio – ma culturale. È legittimo che un colosso dell’intrattenimento si ispiri a opere di minore diffusione senza accreditarle, sapendo che la disparità di visibilità cancellerà dalla memoria collettiva l’opera originale?

atlantis vs. pietra azzurra plagio (2)Oppure c’è un obbligo morale, se non giuridico, a riconoscere le fonti, soprattutto quando esse contribuiscono in modo decisivo alla struttura visiva e narrativa del nuovo prodotto?

Le due opere, viste singolarmente, funzionano. Ma è proprio nel confronto diretto che emergono i segnali di una appropriazione visiva strategica. Il fatto che in una scena una principessa venga assorbita da un enorme cristallo blu che la rende un’entità luminosa fluttuante sopra la città, e che la stessa immagine sia presente in entrambe le opere, non può essere liquidato come “influenza verniana”. Verne non descrive questo tipo di evento né usa questo immaginario.

atlantis vs. pietra azzurra plagio (3)La fusione tra potere mistico, tecnologia perduta e destino personale è una costruzione moderna, emersa prima nell’animazione giapponese e successivamente assorbita in ambito occidentale. L’energia cristallina come metafora di civiltà avanzata ma decaduta è uno dei segni più forti di questa sovrapposizione.

In conclusione, la somiglianza tra Nadia e Atlantis non si riduce a una serie di coincidenze: si configura come un caso di ispirazione non dichiarata, di riscrittura di elementi già presenti in un’opera precedente e meno conosciuta dal pubblico occidentale.

È una dinamica che interroga non solo i limiti del diritto d’autore, ma anche la giustizia culturale. In un mondo globalizzato, dove le immagini viaggiano e si mescolano, diventa essenziale chiedersi non solo chi racconta una storia, ma da dove arriva quella storia e chi viene dimenticato nel processo.

Di seguito trovate il full trailer italiano di Atlantis:

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