Il regista coreano sceglieva Choi Min-sik e Lee Byung-hun per un revenge movie oscuro e scioccante, un'indagine sulla morbosa fascinazione per questo genere
Il primo decenni degli anni 2000 ha visto emergere una serie di revenge movie piuttosto straordinari proveniente dalla lontana Corea del Sud. La ‘trilogia della vendetta‘ di Park Chan-wook è forse la più nota, ma il low budget Bedevilled di Jang Cheol-soo (201) è ugualmente notevole, grazie a una prova commovente della protagonista Seo Young-hee.
Mentre l’argomento della vendetta è spesso associato a film di exploitation come Non violentate Jennifer, L’ultima casa a sinistra o L’ultimo treno della notte, sia la già menzionata ‘trilogia della vendetta’ che Bedevilled hanno più in comune col drammatico La fontana della vergine di Ingmar Bergman del 1960 (che senza dubbio influenzò molti dei film di vendetta che seguirono, tra cui quello girato da Wes Craven nel 1972), e sono contrassegnati da una sorprendente dose di violenza, dal tono cupo e dalla straordinaria fotografia.
Choi Min-sik (già straordinario interprete di Oh Dae-su in Oldboy nel 2003) è il viscido sociopatico Kyung-chul, un autista di scuolabus che trascorre il suo tempo libero rapendo e uccidendo donne in modo crudo e tremendo. Una delle vittime dell’uomo è la giovane fidanzata di Soo-hyun (Lee Byung-hun), un atletico agente dei servizi segreti la cui risoluta sete di vendetta si rivela più che una sfida per la mente depravata del serial killer.
I film di vendetta generalmente rientrano in due categorie. Nella prima, abbiamo opere come Il giustiziere della notte e i suoi sequel, in cui il personaggio centrale è un ‘angelo vendicatore’ che sconfigge trionfalmente i suoi nemici. Nella seconda, ci sono titoli come il già menzionato L’ultima casa a sinistra o Le colline hanno gli occhi, in cui la brama di rivalsa dei protagonisti li vede diventare quasi delle bestie al pari di quelli che hanno fatto loro torto.
I Saw The Devil è una miscela insolita di questi due sottosezioni del genere. Soo-hyun, nella sua ricerca per trovare l’assassino della sua ragazza, inizia a picchiare e torturare i criminali mezze tacche di Seoul, depennando gradualmente dalla sua lista di sospettati i nomi fino a raggiungere quello di Kyung-chul.
È proprio allora che gli eventi di I Saw The Devil prendono una svolta insolita e inquietante. Piuttosto che semplicemente uccidere lo spregevole serial killer, come avrebbe fatto ad esempio Paul Kersey / Charles Bronson, Soo-hyun affronta Kyung-chul, riducendolo in poltiglia prima di lasciarlo andare. In quello che presto si sviluppa in un perverso gioco al nascondino, Soo-hyun segue così l’assassino ovunque lui vada da lì in poi, precipitandosi sul posto per infliggergli ulteriori gravi lesioni fisiche non appena costui tenti di piombare sua una potenziale nuova vittima, evidentemente non pago della lezione.
I Saw The Devil si rivela pertanto un’esplorazione della nostra morbosa fascinazione per il genere cinematografico della revenge movie, in quanto è un film di vendetta a sé stante. Qualsiasi brivido di ‘piacere colpevole’ evocato dalla caccia iniziale di Soo-hyun nei confronti dell’assassino viene presto sostituito dalla sferzante ripetizione della violenza mostrata sullo schermo da Kim Jee-woon, che rifiuta di consentire allo spettatore di tirare il fiato.
La sua indagine della natura corrotta della violenza è un tema familiare di numerosi altri film di vendetta e, proprio come L’ultima casa a sinistra, sembra in primo luogo chiedersi perché la gente guardi questo tipo di film.
È un’opera innegabilmente sconcertante, nichilista, e probabilmente sarebbe del tutto ‘inguardabile’ se non fosse per la sontuosa mano del direttore della fotografia Lee Mo-gae (Two sisters). “Misurato” potrebbe sembrare un bizzarro aggettivo da usare per descrivere un film eccessivo come I Saw The Devil, ma il regista Kim Jee-woon usa una sorprendente discrezione in molti dei momenti più violenti del film, e addirittura si contano alcuni momenti isolati – un ripresa aerea della neve che cade, o l’interno di un’automobile di notte – di un’incredibile bellezza desolata e surreale.
Il mutamento costante di tono e atmosfere di I Saw The Devil sarà decisamente spiazzante per alcuni, con il film che bombarda lo spettatore con immagini orribili in una scena e sequenze di arti marziali coreografate con ordine nella successiva. E non mancano certo i momenti in cui il film sembra assolutamente gratuito e persino misogino.
Sicuramente non un’opera per tutti, I Saw The Devil si potrebbe descrivere in definitiva come una distillazione dei revenge movie dei cinquant’anni precedenti, un incubo cinematografico occasionalmente assurdo e spesso sgradevole. Quelli abbastanza coraggiosi da scegliere di guardarlo, difficilmente dimenticheranno in fretta l’esperienza.
Di seguito il trailer internazionale di I Saw the Devil, attualmente ancora inedito in Italia: