All'apparenza fedele rilettura del romanzo del 1897, il film con Keanu Reeves e Gary Oldman ne esplora aspetti inediti, tra sensualità e crudeltà
Fin dalla presenza del nome dello scrittore nel titolo, i distributori di Dracula di Bram Stoker sembrano voler ribadire che questo non è un film di Francis Ford Coppola, ma «solamente» una rilettura fedele del libro. Ma è davvero così? Davvero il regista si è messo totalmente al servizio di un romanzo mille volte filmato e mille volte tradito? Davvero siamo davanti alla pura filologia? Apparentemente si.
Dopo un prologo di delirante potenza visiva, in cui vediamo all’opera il Conte Dracula da vivo, impegnato a difendere la Transilvania dall’invasione dei turchi, il lungometraggio del 1992 segue scrupolosamente il testo pubblicato per la prima volta nel 1897. Jonathan Harker (Keanu Reeves) viene spedito in Transilvania per incontrare un misterioso conte (Gary Oldman) che ha appena acquistato una casa a Londra. Giunto al castello dopo grandi peripezie, il giovane si mette subito nei guai.
Il conte lascia Jonathan prigioniero nel maniero, in balla di tre donne-fantasma nude (tra cui Monica Bellucci) che lo seducono e lo vampirizzano, e parte per Londra. Là, per sopravvivere, si trasforma in un mostro e succhia il sangue a Lucy (Sadie Frost), la migliore amica di Mina, e intanto, nei panni di un dandy da fine secolo memore di Oscar Wilde, seduce Mina, la tiene in pugno.
Ma Jonathan si salva. Fugge, ripara a Budapest, chiama Mina a sé. E intanto giunge a Londra il dottor Abraham Van Helsing (Anthony Hopkins), specialista in occulto, che vedendo quei due piccoli morsi sul collo di Lucy capisce subito con chi ha a che fare. Accerchiato, Dracula ritorna al suo castello. E tutti lo inseguono fin laggiù, per l’inevitabile resa dei conti finale.
Fin qui, è puro Bram Stoker. Ma, ripetiamolo, solo apparentemente. Perché Francis Ford Coppola estrae dal romanzo tutto ciò che lo scrittore vittoriano non aveva potuto, o voluto, narrare. Ovvero il sesso e l’amore. Il prologo di Dracula di Bram Stoker serve a chiarire ciò che nel libro è solo accennato. Dracula insegue Mina perché è la donna che ha perduto secoli prima, e che ha sempre amato nel ricordo. E Mina, con dolore, lo riama, capisce il suo dramma di non-morto condannato all’immortalità. Al tempo stesso, l’erotismo del film è sfrenato, una sorta di rilettura «in movimento» – quindi vitalistica, non esangue – dei quadri di Gustav Klimt e dei pittori preraffaelliti.
Le immagini più forti, più indimenticabili di Dracula di Bram Stoker sono sicuramente quelle legate al sesso, e non quelle più macabre o vicine all’horror (che pure non mancano). Dracula in forma di mostro peloso che fa furiosamente l’amore con Lucy (e si rivolge a Mina, che li ha scoperti, mormorando «Non vedermi ora …»), le tre ragazze esangui che «violentano» Jonathan, Lucy – anch’ella ormai vampira – che tenta di trascinare il fidanzato Arthur (Cary Elwes) nel mondo delle ombre.
Naturalmente però, Francis Ford Coppola mette in scena anche un proprio Dracula, lo rende un’incarnazione dell’inconscio, un essere paradossalmente libero dalla morale comune e il viaggio di Jonathan Harker dalla «civile» Londra ai luoghi oscuri della Transilvania non può non ricordare quello del Capitano Benjamin L. Willard nella giunga del Vietnam, alla caccia di Walter Kurtz in Apocalypse Now.
Considerato da molti oggi come l’ultimo dei capolavori diretti da Francis Ford Coppola, Dracula di Bram Stoker è forse l’opera che meglio chiarisce la sua idea di cinema. Perché non è un caso che la sua casa di proiezione si chiami Zoetrope, dal nome di uno dei macchinari che «anticiparono» il cinema negli ultimi anni dell’800. E non è un caso che il conte, nella Londra del 1897, assista a una proiezione dei film dei fratelli Lumière, suoi colleghi illusionisti, anche se «lumière» significa «luce» e un vampiro, si sa, la luce dovrebbe odiarla.
Di seguito il trailer internazionale di Dracula di Bram Stoker: