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Voto: 6.5/10 Titolo originale: Demon City 鬼ゴロシ , uscita: 26-02-2025. Regista: Seiji Tanaka.

Onigoroshi – Demon City: la recensione del film live-action di Seiji Tanaka (su Netflix)

28/02/2025 recensione film di Marco Tedesco

Il manga di Masamichi Kawabe arriva in streaming in una versione prevedibile ma onesta, che dà quello che promette

Da quando John Wick è diventato un fenomeno globale, qualsiasi film incentrato su un assassino ritiratosi che torna alla violenza per una giusta causa è stato bollato come una sua copia. Ma la verità è che questo cliché narrativo è tanto vecchio quanto il cinema stesso.

Akira Kurosawa lo usò già in I sette samurai nel 1954. Clint Eastwood ha reso immortale il suo uomo senza nome nel 1964, mentre negli anni ‘90 c’è stato Spy (The Long Kiss Goodnight). Anche David Cronenberg ha dato la sua interpretazione del tema con A History of Violence nel 2005. E se si guarda al cinema tamil e telugu, o ai suoi remake bollywoodiani, quasi ogni film con una star d’azione affermata segue questo stesso schema narrativo.

Quindi, il Giappone ha forse dato il via a tutto ciò? Non è certo, ma con Demon City sembra di assistere a un momento in cui il cerchio si chiude. La vera domanda è: questo stereotipo ha ancora qualcosa di nuovo da offrire o sta ormai arrancando?

Basato sul manga Onigoroshi di Masamichi Kawabe, Demon City segue Sakata, un leggendario sicario che ha appena completato il suo ultimo incarico per conto di Fujita, sterminando una branca della Yakuza a Shinjo. Pronto a iniziare una nuova vita con sua moglie Aoi e la figlia Ryo, il suo sogno di pace viene brutalmente spezzato quando un clan mascherato, noto come Kimen-gumi, irrompe nella sua casa, proclamando il dominio su Shinjo e massacrando la sua famiglia.

Onigoroshi - Demon City (2025) film posterDodici anni dopo, Sakata è ancora vivo, nonostante un colpo di pistola alla testa lo abbia ridotto in uno stato vegetativo. Nel frattempo, il leader del Kimen-gumi, Ryu Sunohara, è pronto a vincere le elezioni per diventare sindaco, sfruttando l’eliminazione sistematica dei suoi rivali. Mentre la città fiorisce, tutto ciò che la circonda cade a pezzi. Ma quando Sakata subisce un nuovo tentativo di omicidio, si risveglia dal suo lungo letargo con un unico obiettivo: vendetta.

La trama di Demon City è una combinazione di prevedibilità e mancanza di sottigliezza. Se si è visto il trailer, si conosce già l’identità del vero villain, il destino di Ryo e l’esito dello scontro tra l’antieroe e i suoi nemici. Basta una previsione a dieci minuti dall’inizio del film per indovinare praticamente ogni svolta della storia.

Eppure, ciò che lo salva è il fatto che non glorifica la violenza. Il regista Seiji Tanaka sottolinea come nessuno possa semplicemente scegliere la pace dopo aver vissuto nella violenza senza pagarne il prezzo.

Non è un messaggio nuovo, ma è un’idea spesso travisata, soprattutto nei recenti film d’azione tamil e telugu, che tendono a trasformare questi personaggi in figure quasi messianiche e modelli di virtù. In Demon City, invece, Sakata non è mai davvero “piacevole” o simpatico—è solo meno peggio dei suoi nemici.

Tanaka porta avanti anche una critica sociale chiara e diretta: dal sindaco al capo della polizia, tutti sono corrotti. Il sistema esiste solo per rendere i ricchi più ricchi e i poveri più poveri. Fine del messaggio.

Se la narrazione di Demon City non è particolarmente complessa, il film compensa con scene d’azione spettacolari, violente e incredibilmente divertenti.

L’introduzione di Sakata è piuttosto standard, ma è nel combattimento in ospedale che il film si distingue. Ci si aspetterebbe il classico montaggio di allenamento che riporta il protagonista in forma, ma Demon City ribalta le aspettative con una sequenza che sembra uscita da Drunken Master. Sakata si trascina attraverso il reparto, ancora mezzo paralizzato, affrontando gli assassini con una combinazione di goffaggine, brutalità e umorismo nero.

Il film gioca continuamente con la vulnerabilità del protagonista, mostrando come il suo recupero sia un processo doloroso e mai definitivo. Ogni volta che sembra essere tornato in piena forma, una nuova ferita lo rimette al tappeto.

A livello tecnico, la regia di Tanaka è supportata da un team di prim’ordine. Alla colonna sonora c’è Tomoyasu Hotei, il cui lavoro amplifica ogni colpo e sparo, la fotografia è di Kohei Kato, perfetta nel bilanciare luci e ombre, mentre il montaggio e le scenografie sono di Norifumi Ataka, creando un mix impeccabile di caos e stile visivo.

Un plauso speciale va poi a Toma Ikuta, che porta sulle spalle l’intero film. Ha pochissime battute, ma un’espressività incredibile, usa un linguaggio del corpo perfetto per trasmettere dolore, rabbia e determinazione e garantisce un’intensità fisica rara nei combattimenti, senza risparmiarsi mai.

La sua performance definisce cosa significhi essere una vera star d’azione. Non basta posare con un’arma in slow-motion: Ikuta vive ogni scontro sulla propria pelle, con una dedizione che pochi attori moderni riescono a eguagliare.

Anche il cast di supporto si distingue. Masahiro Higashide è inquietante al punto giusto, Mio Tanaka ha una risata demoniaca memorabile, Taro Suruga meriterebbe più tempo sullo schermo, Takuma Otoo regala un’inaspettata dose di umorismo, mentre Matsuya Onoe è assolutamente diabolico nel ruolo di Ryu Sunohara e Jin.

Senza dimenticare gli stuntmen, veri protagonisti delle incredibili sequenze d’azione.

Onigoroshi - Demon City (2025) filmDemon City è un film d’azione assolutamente godibile. Non reinventa il genere, non sorprende con la trama, ma offre uno spettacolo adrenalinico che funziona perfettamente.

Per chi ama il genere, le sequenze d’azione sono un motivo più che sufficiente per guardarlo. Chi invece cerca un equilibrio tra dramma e azione potrebbe rimanere deluso.

E per rispondere alla domanda iniziale: questo cliché è ormai esaurito o ha ancora qualcosa da offrire?

La verità è che questo tipo di storia può ancora funzionare, ma solo se il protagonista è pronto a dare tutto. Abbiamo già visto sicari massacrare nemici per famiglia, amici, vendetta, giustizia sociale, o anche solo per una giornata storta. Nessun nuovo mix di questi elementi farà sembrare il film originale.

Lo stesso vale per le scene d’azione: a meno che qualcuno non inventi un nuovo stile di combattimento, la coreografia più elaborata rischia comunque di sembrare già vista.

Ma quando un attore non si limita a fare la star, ma si butta nel fango, nel dolore e nel sangue della storia, allora anche un plot trito e ritrito può sembrare fresco e avvincente.

Se questo suona come una raccomandazione, date una possibilità a Demon City.

Di seguito trovate il trailer internazionale di Demon City, su Netflix dal 27 febbraio:

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