Voto: 4.5/10 Titolo originale: Holland , uscita: 09-03-2025. Regista: Mimi Cave.
Holland: la recensione del film ‘alla Coen’ di Mimi Cave (su Prime Video)
27/03/2025 recensione film Holland di Gioia Majuna
Nicole Kidman e Gael García Bernal sono i protagonisti di un thriller troppo prevedibile

Il thriller ossessionato dall’Olanda di Mimi Cave, intitolato giustamente Holland, sembra partire dal presupposto che lo spettatore non abbia mai visto Fargo, né i film che lo hanno ispirato, né le sue imitazioni, né un solo mystery ambientato in una cittadina di provincia.
È estenuantemente noioso e privo di qualsiasi sorpresa. Zoccoli e mulini a vento non bastano a salvare un film che non ha una voce, non crea atmosfera e non cattura mai l’attenzione. La sceneggiatura di Andrew Sodorski, che nel 2013 era finita in cima alla Black List, e il precedente film cannibalico della regista (Fresh), brillante nella sua follia, non riescono a emergere in questa copia spenta e senza vita dei fratelli Coen.
“L’inferno non conosce furia pari a quella di una casalinga bianca annoiata dei sobborghi”: entra in scena Nicole Kidman nei panni di Nancy Vandergroot. Vive nella pittoresca cittadina di Holland, Michigan, dove insegna “gestione della vita” (Life Management). È sposata con Fred Vandergroot (Matthew Macfadyen), ottico, diacono amato della chiesa locale e pilastro della comunità.
Fred è spesso fuori per lavoro, e questo porta Nancy a sospettare una relazione segreta. Con l’aiuto del collega Dave Delgado (Gael García Bernal), Nancy inizia a indagare sulle attività del marito, appassionato di trenini in miniatura, convinta che stia tradendola. Ma non tutto è felice e perfetto a Holland… o almeno, è ciò che Nancy sospetta.
Come ci si potrebbe aspettare, più Nancy e Dave scavano, più le cose si fanno strane. Holland si costruisce su una paranoia domestica che potrebbe esistere solo nella testa di Nancy – ed è proprio questo il punto. L’intuizione si scatena quando perde un orecchino, e da lì parte una spirale di accuse di adulterio.
Fred viene presentato come un marito dolcissimo, che dice cose come “accipicchia”, fin troppo educato per non essere sospetto, mentre Nancy e Dave elaborano teorie su semplici intuizioni. È un impianto che potrebbe prestarsi a tradimenti e colpi di scena, ma Sodorski non scrive nulla di sorprendente. Ogni svolta è prevedibile a chilometri di distanza, mentre il film si comporta come se rivelasse clamorose verità.
La decisione di Mimi Cave di ambientare Holland nei primi anni 2000 non aggiunge nulla di interessante, né lo fanno gli elementi tipici olandesi. Festival dei tulipani, danze tradizionali con gli zoccoli (Klompendansen), abiti ricamati: tutte distrazioni visive senza alcun reale significato contestuale.
Il film è un’anomalia di toni; i tratti olandesi sembrano servire solo a far dimenticare al pubblico che questa Holland si trova in America. Il tono ne risente, e l’originalità si perde: non ci sono battute cupe, né satira, a parte un’unica gag divertente – Robin Williams in versione Mrs. Doubtfire in TV. L’“olandesità” del film è la sua unica trovata, ed è già esaurita dopo il primo minuto.
Kidman, Macfadyen e Bernal sono vittime di una formula narrativa senza uscita. I loro personaggi fanno le peggiori scelte possibili, e devono cercare di rendere interessante una storia intrinsecamente piatta. Senza rivelare i pochi momenti che sfociano nel sanguinolento e nell’horror, è chiaro che Mimi Cave non riesce a gestire la complessità morale dei suoi personaggi in modo tale da farci davvero coinvolgere.
Rachel Sennott appare in un ruolo marginale e inutile, e Jude Hill interpreta il figlio modello dei Vandergroot, ma Holland è in sostanza un film a tre voci immerso nella monotonia. Non è abbastanza strambo per diventare folle, né abbastanza coraggioso per rompere gli schemi, né abbastanza profondo per accorgersi che l’unica nota suonata è quella sbagliata.
Niente descrive meglio la qualità di Holland quanto le idee o i conflitti che durano solo pochi minuti. Il personaggio di Dave è oggetto di un singolo atto razzista, quando dei teppisti mascherati gli distruggono la proprietà – ma il tema non viene mai più ripreso. Quindi perché introdurlo? Gli indizi vengono anticipati di trenta minuti, come i trenini in miniatura e le Polaroid di Fred, rendendo inutile ogni tentativo di suspense.
Il film vuole disperatamente assomigliare a una produzione dei fratelli Coen, ma è un puzzle da tre pezzi giganti. La fotografia nitida di Pawel Pogorzelski e la colonna sonora “olandese-americana” di Alex Somers tentano con forza di emergere, ma la sceneggiatura di Sodorski risponde a tutte le domande prima ancora che vengano poste. Con un approccio narrativo così schematico, nulla può brillare davvero.
Insomma, Holland è un thriller cospirativo stancamente dimenticabile, che si affida quasi esclusivamente a scenografie in stile europeo. L’accento olandese di Nicole Kidman (in originale) non basta a giustificare un arco narrativo sfiancante, che ci trascina in una farsa prevedibile e priva di mordente.
Siamo davanti ad un’anomalia per i motivi sbagliati, incapace di suscitare una sola emozione dall’inizio alla fine. È davvero incredibile come un cast e una troupe di così alto livello siano finiti in un simile disastro. Ma tant’è.
Di seguito trovate il trailer doppiato in italiano di Holland, a catalogo in esclusiva su Prime Video dal 27 marzo:
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