James Wan esordiva con un thriller dal colpo di scena sensazionale e dall'atmosfera rétro, ma non esente da imperfezioni
Ci credete che sono passati 20 anni dall’uscita del primo Saw, un horror che sorpreso il pubblico nel lontano ottobre del 2004? Ancora più sorprendente è che questo film ha dato vita al franchise più popolare e longevo degli anni 2000. Ogni Halloween si poteva contare su un nuovo capitolo della saga.
In un modo sostanzialmente unico, è diventato ciò che io definisco il “Beautiful dei franchise horror”: una serie che ha mantenuto una continuità stretta, premiando i fan attenti e inventando colpi di scena folli basati sui personaggi rimasti e sul modo in cui prolungare la vita della saga.
Torneremo su questo argomento più avanti, ma meritava una menzione iniziale. Alcuni potrebbero aver trovato il franchise di Saw stancante, ma ogni volta che si aggiungevano nuovi elementi, io lo trovavo sempre piuttosto divertente.
Rituffandoci nel 2004, ero estremamente entusiasta di vedere questo film. Io e un mio caro amico ne leggevamo ormai da circa un anno, da quando aveva iniziato a far parlare di sé nei festival cinematografici. Il concept sembrava davvero fantastico. Finalmente, a inizio del 2005, uscì, e andammo a vederlo. Non rimasi deluso. Anzi, tornai al cinema quella stessa settimana con altri amici.
Rivisitando il film originale diretto da un esordiente James Wan, si rimane sorpresi da quanto sia diverso dalla reputazione che la saga ha guadagnato successivamente. Col tempo, Saw e i film di Hostel sono stati etichettati come “torture porn”, ma il primo capitolo non rientra affatto in questa definizione.
Come i suoi predecessori nel genere, come Psycho, Halloween e Non aprite quella porta, la gente pensa di aver visto molta più violenza grafica di quanto ce ne sia effettivamente. Il primo capitolo è estremamente sobrio rispetto agli eccessi che gli vengono attribuiti. Anche la famosa scena del piede tagliato alla fine non è né particolarmente sanguinosa né visibile.
È quello che si crede di aver visto a rendere tutto più inquietante. Saw – L’enigmista è molto più un mystery-thriller con elementi horror di contorno, piuttosto che un’esplorazione di puro gore. Inoltre, non ha nemmeno quel filtro verde che sembra caratterizzare i capitoli successivi della serie.
L’aspetto che lo rende funzionante è la sua passione nel costruire un puzzle. Ha i suoi difetti, ma voglio prima sottolineare ciò che lo distingue. Non sarà il film meglio scritto o realizzato del franchise, ma offre qualcosa di più rispetto a un semplice “risolvi il problema in due secondi o sarai violentemente ammazzato”.
Mentre i personaggi, Adam e il dottor Lawrence Gordon, cercano di uscire dalla stanza in cui sono incatenati, il film invita lo spettatore a cercare indizi e risolvere enigmi insieme a loro. E non c’è solo un mistero, ma ben due: l’identità dell’Enigmista è giocata con grande maestria, suggerendo che sia uno dei personaggi.
Al mio primo sguardo, non riconobbi Tobin Bell nella breve scena in ospedale. Guardando ora, è un’inquadratura così rapida, con lui girato di lato, e con la testa rasata, che è comprensibile non averlo notato. Quando alla fine scoprii che era lui, rimasi sbalordito. Per tutto il tempo speravo che il colpevole fosse il sospetto più ovvio, Zep, interpretato da Michael Emerson, che grazie a questo ruolo e a diverse apparizioni in TV ha poi costruito una carriera solida.
Rivisitando Saw – L’enigmista, devo ammettere che non è così potente come ricordavo dalla mia prima visione al cinema o dai successivi rewatch in DVD. Come disse un mio amico, il film sembra quasi una bozza a due passi dall’essere perfetta. Il concept è eccellente (anche se discutibile l’idea che “non ha mai tecnicamente ucciso nessuno”… sì, invece l’ha fatto) e il mistero è intrigante.
Nonostante tutto, mi diverto ancora con il mistero, il concept e il design (non dimentichiamo il pupazzo Billy sul suo triciclo), al punto da sorvolare su molti dei suoi difetti. C’è un apprezzamento particolare per la sua natura a basso budget: il 90% del film è stato girato in appena 18 giorni e in un solo magazzino, con set riadattati per ogni diversa stanza.
Tuttavia, non posso ignorare la scena dell’inseguimento in auto, probabilmente la peggiore mai vista su pellicola. Rivedendolo oggi, Saw – L’enigmista ha un’estetica che ricorda quella degli anni ’90, tanto che potrebbe quasi sembrare un prodotto di quel decennio. Ci sono omaggi a scene iconiche di altri horror e momenti memorabili in abbondanza. Il motivo e le trappole del killer richiamano persino il Dr. Phibes di Vincent Price.
Forse non è “incredibile” come pensavo un tempo, ma continuo a divertirmi rivedendo il primo Saw. E per chi fosse scettico verso il resto la saga, sappiate che questo è un capitolo piuttosto sobrio e più incentrato sul mistero, distinguendosi nettamente dai percorsi che la serie avrebbe preso successivamente. Chi non lo rivede da 20 anni è avvisato.
Di seguito trovate la scena finale di Saw – L’enigmista: