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Voto: 5/10 Titolo originale: Companion , uscita: 22-01-2025. Budget: $10,000,000. Regista: Drew Hancock.

Companion: la recensione del fanta-horror sulle I.A. con Sophie Thatcher e Jack Quaid

29/01/2025 recensione film di William Maga

I due attori sono i validi interpreti di un prodotto dal tono indeciso e poco originale, sospeso tra orrore e satira

companion film 2025 tatcher

Companion di Drew Hancock ha – teoricamente – tutte le carte in regola per essere un fanta-slasher avvincente. Con un cast talentuoso, i produttori dell’interessante Barbarian alle spalle e una premessa che si inserisce perfettamente nel clima che si respira(va) negli Stati Uniti negli ultimi anni, promettere sani brividi riflessivi e un balla dose di intrattenimento da multisala. Invece, il risultato finale, pur offrendo momenti gustosi, risulta fondamentalmente prevedibile e ben poco originale (tralasciando M3GAN, è solo di una manciata di mesi fa Subservience, che parlava di … un sexbot che prova sentimenti umani e impazzisce).

Il film si apre con la classica scena “incontro casuale da amore a prima vista” tra Iris (Sophie Thatcher) e Josh (Jack Quaid) in un negozio di alimentari. Dopo una goffa mossa che fa cadere una quintalata di arance da parte di Josh, i due iniziano una relazione. Qualche tempo dopo, l’uomo porta Iris in una villa isolata nella natura selvaggia per un weekend con amici, un’ambientazione che ogni amante dell’horror riconosce come terreno fertile per eventi inevitabilmente inquietanti.

Presto, però, Iris scopre una terribile verità: lei non è una persona reale, ma un’intelligenza artificiale acquistata da Josh per essere la sua compagna (o fuckbot …). Questa rivelazione, resa nota fin nei trailer, cambia drasticamente la dinamica di Companion. Josh, insieme all’amica Kat (Megan Suri), nasconde infatti un piano complicato che coinvolge Iris, ma la consapevolezza della sua vera natura spinge presto l’IA a ribellarsi, trasformando il film in un conflitto assurdo tra lei e Josh.

Companion (2025) film posterLa storia si concentra principalmente sulle relazioni tossiche (aka mascolinità tossica) e sul controllo (da parte dell’uomo ovviamente) nelle dinamiche di coppia. Una scena iniziale, in cui Josh si addormenta subito dopo aver avuto rapporti con Iris, è un chiaro indicatore di come lui la percepisca: non come una persona ‘reale’, ma come un oggetto, un giocattolo sessuale senziente. La lotta di Iris per l’autodeterminazione – o, nel suo caso, per costruirsi un’autonomia da zero – richiama inevitabilmente confronti col ben più profondo Ex Machina di Alex Garland o anche con la serie Westworld.

Il tono è però prevalentemente – e bizzarramente – comico, e quando funziona, è proprio qui che Companion brilla. Le situazioni ai limiti dell’incredibile emergono soprattutto quando Iris mette le mani sul cellulare di Josh, un Sony flip, che lui utilizza per controllarla e settare le sue funzioni.

Ambientato in un futuro prossimo dove esistono già le auto a guida autonoma, il contesto aggiunge flessibilità a scene creative, come l’interazione tra Iris e un poliziotto, minacciata da un errore di programmazione e il montaggio rapido e dinamico infuso da Josh Ethier e Brett W. Bachman esalta il contrasto tra serietà e assurdità, creando un ritmo incalzante.

Purtroppo, questi momenti di brillantezza sono troppo rari. La sceneggiatura (tutt’altro che a prova di bomba in quanto a logica …) si concentra quasi esclusivamente sul piano diabolico di Josh, che diventa sempre più contorto e improbabile con l’avanzare del film. Questo soffoca il potenziale comico e rende Companion meno esplosivo di quanto potrebbe essere.

Drew Hancock si trattiene troppo, senza mai abbracciare appieno il caos creativo insito nella storia. Inoltre, alcune incoerenze, come Iris che sembra miracolosamente meno sporca dopo ogni evento violento, minano la stessa credibilità visiva di Companion.

Anche i temi legati al mai dimenticato patriarcato e al modo in cui le donne vengono spesso date per scontate nelle relazioni sono stati esplorati meglio altrove. Film come Don’t Worry Darling hanno infatti affrontato argomenti simili, e pur non essendo indimenticabili, li hanno trattati con maggiore incisività.

Qui, invece, il messaggio è spesso espresso attraverso dialoghi troppo espliciti, come il discorso di Josh a cena in cui si lamenta di quanto sia “difficile essere un uomo bianco etero.” Questo momento, se fosse stato più caricaturale, avrebbe potuto funzionare come satira, ma così com’è, appare solo forzato e ispirato dalle contingenze hollywoodiane odierne.

Ad ogni modo, tra gli aspetti positivi di Companion c’è la prova di Sophie Thatcher (Yellowjackets), che offre una performance sfaccettata, interpretando una “donna” che scopre a caro prezzo la propria indipendenza, mentre Jack Quaid (The Boys) è carismatico nel ruolo di un manipolatore inconsapevole e narcisista. Le loro interpretazioni, tuttavia, non riescono a salvare da sole il film dalla sensazione di insipidità e frammentarietà che permea l’intera narrazione, indecisa su che strada prendere.

Di seguito trovate il trailer doppiato in italiano di Companion, nei nostri cinema dal 30 gennaio: