Home » Cinema » Horror & Thriller » Babadook: nascondere la metafora nello scantinato; una guida all’interpretazione del film

Titolo originale: The Babadook , uscita: 22-05-2014. Budget: $2,000,000. Regista: Jennifer Kent.

Babadook: nascondere la metafora nello scantinato; una guida all’interpretazione del film

22/04/2025 news di Stella Delmattino

L'horror del 2014 di Jennifer Kent è ancora molto vivo nella memoria degli appassionati

Essie Davis e Noah Wiseman in Babadook (2014)

La genitorialità può essere estremamente difficile. Lo sappiamo fin dall’inizio, quando decidiamo di creare una famiglia, ma nessun avvertimento o consiglio potrà mai prepararci davvero a quanto possa essere impegnativo quando il bambino arriva.

Poi li si guarda crescere e si sogna che diventino persone felici e realizzate. Il ruolo del genitore è centrale in questo percorso, ma cosa succede se qualcosa va storto? Se il bambino “diventa cattivo”? Se le difficoltà nel crescere un figlio ti trasformano in una cattiva persona?

Sono tutte paure che emergono nei momenti di maggiore stanchezza e dubbio, ed è forse per questo che esiste una lunga tradizione di film horror incentrati su figli malvagi o genitori che diventano una minaccia: Il giglio nero, Il villaggio dei dannati, Rosemary’s Baby, Il presagio, Shining, Possession, solo per citarne alcuni.

Tra tutti i generi cinematografici, l’horror è particolarmente abile nel mostrarci le nostre paure più profonde e costringerci ad affrontarle. È per questo che spesso è anche catartico: ci spaventa, ma ci permette di confrontarci con i nostri mostri sotto al letto o nell’armadio.

Un esempio emblematico è proprio Babadook. Il film horror psicologico di Jennifer Kent ci cala nella mente di una madre single affranta dal lutto, le cui difficoltà si incarnano in un inquietante libro pop-up. Riuscirà a fronteggiare il mostro tra le pagine o soccomberà alla sua presenza maligna? Vediamo come si sviluppa questo scontro e cosa significa davvero il finale di Babadook.

babadookCosa bisogna ricordare della trama di Babadook

Amelia Vanek (Essie Davis) è una madre single in difficoltà, alle prese con il figlio Samuel (Noah Wiseman), un bambino di sei anni con problemi comportamentali. Sebbene affettuosa e dedita, Amelia fatica ad accettare il figlio dopo la morte del marito Oskar (Ben Winspear), rimasto ucciso in un incidente d’auto mentre la portava in ospedale per partorire.

In fondo, Amelia colpevolizza il bambino per la morte del padre, e si sente sempre più isolata man mano che i comportamenti del figlio allontanano chiunque entri in contatto con loro.

Come tanti bambini, Samuel ha un’immaginazione vivace ed è terrorizzato dai classici mostri sotto il letto o nell’armadio. Ma è anche coraggioso: costruisce armi fai-da-te per proteggere sé stesso e la madre dal babau. Le sue paure peggiorano quando scoprono un inquietante libro pop-up intitolato Mister Babadook, con illustrazioni sinistre di una figura alta, col cilindro, che tormenta i bambini di notte.

I comportamenti di Samuel peggiorano, tra visioni allucinatorie e aggressività crescente — arriva persino a ferire la cugina durante una festa. Anche Amelia inizia a percepire la presenza del Babadook e tenta di distruggere il libro. Ma non serve: il libro riappare, più inquietante di prima, con immagini che la mostrano mentre uccide il cane, il figlio e poi sé stessa. Dopo l’espulsione di Samuel da scuola, anche lo stato mentale di Amelia peggiora, e il Babadook sembra ormai rivolgere la sua attenzione alla madre più che al bambino. Nemmeno bruciare il libro riesce a fermarlo.

Cosa succede alla fine di Babadook

Amelia si ritrova prigioniera in casa, con Samuel sedato da un medico. Non dorme più, è esausta, e comincia a perdere il contatto con la realtà. Sembra posseduta dal Babadook e diventa aggressiva e minacciosa verso il figlio. Ha allucinazioni in cui lo sgozza. Poi viene attirata in cantina da una visione di Oskar, che le promette di poter stare insieme di nuovo, a patto che gli porti Samuel. Lei capisce che è un inganno del Babadook, ma la creatura sembra aver preso completo controllo su di lei.

Amelia uccide il cane, come profetizzato dal libro, e si scaglia contro Samuel. Ma il bambino, ingegnoso come sempre, la ferma con trappole casalinghe, la stordisce e la lega in cantina. Quando lei si libera, tenta di strangolarlo, ma lui, invece di fuggire, le accarezza il viso con dolcezza. Questo gesto la risveglia e Amelia vomita una massa nera, liberandosi del mostro che l’aveva posseduta.

Il Babadook però non scompare. Si impossessa di Samuel e prepara lo scontro finale. Amelia riesce a fronteggiarlo urlando con tutta la sua rabbia repressa. Dopo questa catarsi, la situazione cambia: Amelia è più presente, accetta finalmente suo figlio e gli dimostra amore, tanto da festeggiare per la prima volta il suo compleanno nel giorno esatto. Ma il Babadook resta in cantina, e Amelia lo nutre ogni giorno. Quando Samuel le chiede se può vederlo, lei risponde: “Quando sarai più grande.”

È un finale inaspettatamente positivo, ma anche precario: Amelia sembra più serena, ma fragile, e dovrà continuare a lottare ogni giorno per tenere il mostro sotto controllo.

babadook filmCosa significa il finale di Babadook

Ispirato da classici come Shining, ma soprattutto dal cinema espressionista tedesco degli anni ’20 — Nosferatu, Il gabinetto del dottor Caligari — il film adotta uno stile visivo che esternalizza emozioni disturbanti attraverso luci e scenografie deformate. Sebbene le interpretazioni realistiche di Davis e Wiseman ancorino la storia al quotidiano, l’orrore è chiaramente una metafora del lutto, della depressione e del trauma.

Il Babadook è la manifestazione del dolore represso di Amelia. Lei è una madre amorevole, ma ha represso il lutto per anni, e ora esso ha preso forma e minaccia di distruggere tutto. Amelia è bloccata nella fase depressiva dell’elaborazione del lutto e non riesce ad arrivare all’accettazione, fino a quando trova la forza di affrontare il mostro.

Alla fine del film, ha accettato la morte del marito e può finalmente convivere con il dolore. Il Babadook non sparisce, ma viene contenuto. Il lutto non scompare mai del tutto, ma si può imparare a gestirlo. Alcuni giorni saranno più difficili, ma l’amore e la consapevolezza possono impedire che ci sopraffaccia. Quanto a Samuel, il fatto che la madre non gli permetta ancora di vedere il Babadook simboleggia che non è ancora pronto ad affrontare il dolore per la perdita del padre, ma quel momento arriverà.

Una possibile lettura alternativa

Curiosamente, il Babadook è diventato un’icona queer. Tutto è cominciato con un errore di Netflix, che lo inserì nella sezione LGBTQ+, e da lì la creatura è diventata protagonista di meme, apparizioni al Pride e perfino su RuPaul’s Drag Race. Alcuni sostengono, semiseriamente, che il Babadook sia gay, notando i suoi movimenti teatrali e il fatto che entri in casa dall’armadio di Samuel. Questo ha dato vita a una lettura queer del film, secondo cui il Babadook simboleggerebbe la sessualità repressa, la paura dell’identità e il rifiuto sociale.

Altri propongono che sia Samuel a essere queer: incompreso, sedato per “guarirlo”, e ritenuto “non normale” dalla madre. In questa chiave, il finale racconta l’accettazione da parte della madre dell’identità del figlio, pur con le difficoltà che comporta. Il Babadook resta in cantina, pronto a riemergere quando Samuel sarà pronto ad affrontarlo.

Cosa hanno detto cast e regista sul finale

Jennifer Kent ha dichiarato di voler raccontare un tabù legato alla maternità: non tutte le donne riescono a connettersi facilmente con i propri figli. Ha detto al Guardian:

“Come donne, siamo educate a pensare che la maternità sia qualcosa di naturale. Ma non è sempre così. Volevo mostrare una donna reale, che stava annegando in quell’ambiente.”

babadook film 2014Pur non avendo figli, Kent ha scoperto che molte madri si sono riconosciute in Amelia. Come ha detto a Rolling Stone:

“Credo che abbia dato conforto a molte donne vedere sullo schermo un essere umano autentico. Non vediamo spesso personaggi così.”

Essie Davis ha rivelato che Jennifer Kent spiegò il finale al piccolo Noah Wiseman in termini semplici:

“In fondo, è la storia di un bambino che riesce a salvare sua madre grazie al potere dell’amore.”

Ci sarà un sequel di Babadook?

Il film, pur non essendo un blockbuster, è stato un successo: oltre 10 milioni di dollari incassati con un budget di 2 milioni, e uno straordinario 98% su Rotten Tomatoes. Tuttavia, Jennifer Kent è stata molto chiara sulla possibilità di un seguito:

“[Kristina Ceyton e io] avevamo i diritti… per eventuali sequel o merchandising. Ci sono state offerte, anche molto lucrative. Ma perché? Per fare soldi? Se volevo fare soldi, avrei scelto un altro lavoro. Il cinema per me non è questo.”

Nonostante la sua posizione ferma, Kent non esclude totalmente un seguito:

“Se improvvisamente sentissi il bisogno irrefrenabile di raccontare un’altra storia legata a quella, potrei farlo. Ma non credo succederà. Penso di aver esplorato appieno quell’idea.”

Vista la sua integrità artistica, se mai ci sarà un Babadook 2, sarà opera sua. Ma forse non ce n’è bisogno: il film è già una perfetta opera autonoma.

Il trailer di Babadook: